Ciancimino investì in Milano 2.
La caccia ai riscontri è apertissima: conti correnti bancari, libretti al portatore, depositi. E persino la ricerca di un ristorante e del personale che vi lavorava in cui si sarebbe svolto tra il ’73 e il ’75 il faccia a faccia tra Vito Ciancimino, allora fresco ex sindaco di Palermo, e l’imprenditore Silvio Berlusconi. La procura antimafia di Palermo ha ricevuto dagli investigatori della Dia i primi esiti dell’indagine nata dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino e della madre Epifania Scardino, la quale ha ricostruito pochi giorni fa due viaggi a Milano fatti col marito per un affare che doveva concludere con Berlusconi. E che, ha raccontato Ciancimino junior, ha dato i suoi frutti economici. Massimo Ciancimino lo ha dichiarato ai pm antimafia di Palermo: il padre Vito, ex sindaco Dc, arrestato nell’84 per i legami con i boss Totò Riina e Bernardo Provenzano, investì nel 1972 un miliardo e mezzo di lire a Milano 2, il centro residenziale costruito alle porte di Segrate dalla società Edilnord del Gruppo Fininvest di Berlusconi. Anni dopo, quando Massimo cominciò a raccogliere i racconti del padre, apprese che quell’operazione c’era stata e che era anche andata a buon fine: Ciancimino senior incassò non solo i soldi versati ma anche i proventi di quell’investimento.
Badly Drawn Boy – The Hour of bewilderbeast – Buonanotte compagni.
Al tempo della registrazione Damon Gough si riferì a Brce Springsteen come influeza chiave per il suo lavoro . Allora sembrò una scelta leggermente fuori moda, ma con gli anni e l’avvenuta maturazione, il paragone si è dimostrato sempre più calzante.
Incredibile iniziativa del “Giornale”
“Bla, bla, bla. Chi parla? Saviano”. Dopo la raccolta firme contro Fini, il quotidiano di Paolo Berlusconi ci riprova. E questa volta alza il tiro contro il giornalista, reo di avere portato in prima serata i rapporti tra mafia e politica al Nord e di avere fatto arrabbiare il ministro dell’Interno Roberto Maroni tirando in ballo la Lega. Campione della legalità? Macché, per il quotidiano di via Negri, il giornalista è uno “scopiazzatore” che scrive “cronache redditizie”. “Dov’è il suo coraggio?” si chiede Vittorio Sgarbi: “Dov’è la sua minaccia alla mafia che lo insegue per ucciderlo?”. Saviano è infallibile? Certamente no. Si può criticare Saviano? Certamente sì. Ma resta il fatto che ciò che lo scrittore ha detto è documentato. Non solo nelle (poche) cronache dei giornali che si occupano dell’infiltrazione mafiosa al Nord. E’ lo Stato stesso a mettere nero su bianco l’allarme sull’integrazione tra potere criminale ed economico, da ultimo con la relazione della direzione distrettuale antimafia resa nota ieri . Brutte “coincidenze” e “tempismo singolare”, secondo il quotidiano. Peccato che, come ammette lo stesso Maroni, l’ultima firma sul documento spetti al ministro dell’Interno. Insomma, il ritornello è lo stesso di sei mesi fa, quando Berlusconi puntò il dito contro Saviano e chiunque parli di mafia facendo fare “una brutta figura” all’Italia: “E’ la sesta al mondo – disse – ma è la più conosciuta” a causa di serie come “la Piovra e della letteratura, Gomorra e tutto il resto”
Diritto di replica.
Quanto è brava Polverini.
Due mesi di lavoro per un importo di 8000 euro circa, da moltiplicare per 744 persone per un totale di quasi 6 milioni di euro da distribuire pronta cassa.
In tempo di crisi, un lavoro, seppur interinale, vale molto sul mercato della politica. Ecco perché la Regione Lazio, assessorato all’Agricoltura, ha inventato un meccanismo complicato per superare la barriera che dava la preferenza ai dipendenti regionali e si è rivolta sul mercato del lavoro. Privato.
Come tutte le storie da furbetti del quartierino, quella del censimento dell’agricoltura è complessa e ha diversi attori. Affaritaliani è riuscito a ricostruire il marchingegno geniale e perverso che ha permesso alla Regione Lazio di superare tutte le barriere procedurali e normative e dare un incarico per oltre 6 milioni di euro senza passare per le gare d’appalto. A meno che non sia stata fatta nel silenzio da Lazio Service, quando ancora i “regionali” potevano ambire al lavoro.
Arrestato il boss Antonio Iovine.
Arrestato il boss Antonio Iovine. E’ soprannominato ‘O Ninno, che in italiano significa “quello giusto da sbattere in faccia a Saviano”.