La prima si è già fatta avanti, ma sono tanti gli immigrati che lavorano “in nero” nelle case degli italiani e non hanno ottenuto la regolarizzazione.
Ora il Comitato autoemersione si mobilita per far ottenere loro il diritto a una posizione legale. Ma l’Asgi avverte: “Attenzione: chi esce allo scoperto rischia anche l’espulsione”
Ruda ha deciso di alzare la testa e di uscire allo scoperto. Il 14 settembre scorso si è autodenunciata. Ruda è una cittadina albanese. Vive in Italia, ma è invisibile: è un’immigrata irregolare, impiegata in nero come colf a Milano. Ruda è la prima a essersi mossa, ne seguiranno altri. Sono gli immigrati del “Comitato autoemersione“: decine di irregolari che hanno deciso di denunciare la propria presenza clandestina sul territorio italiano. “Un atto dal valore politico, gandhiano – sostengono – non privo però di conseguenze legali”.
“Il Comitato – spiega il presidente, l’avvocato Gino di Maro – è nato il 16 luglio a Milano allo scopo di portare fino in fondo la battaglia per i cittadini extracomunitari clandestini che sono stati truffati nella sanatoria 2009 o sono rimasti fuori dalla stessa”. Ma come funziona l’autoemersione? “Si presenta una ‘denuncia rapporto di lavoro domestico’ all’INPS con l’assunzione da parte dell’associazione Rondine, che si è dichiarata disponibile a questa operazione strumentale”.(informazione libera)
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