Ragazzi questa è roba tosta. Vero Antò? Miles Davis definì il suo quintetto “really bad mother-fucker” Nel senso che meglio di così non si può suonare. Atmosfere afro, improvvisazioni radicali, cambi di rotta continui. Questo concero ci riporta agli anni’70 e magari c’è ancora qualcuno che se lo ricorda per averlo visto dal vivo. Io no purtroppo.
Miles Davis Quintet live in Rome 1969 & Copenhagen.
2 Responses to “Miles Davis Quintet live in Rome 1969 & Copenhagen.”
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Caro amico, a fiducia, posso dire che questa sarà buona musica, ma a me questo genere non piace, sia ora che a quei tempi. Nel 1970, avevo 22 anni ed andavo matto per i lenti, per “sentire” se la ragazza con cui ballavo, apprezzava la mia compagnia; perchè a quei tempi, le parole avevano molta importanza, ma i 19/20 del cervello pensava a… ad altre cose.
Quando però in compagnia o da solo ascoltavo dischi piacevoli, i miei preferiti erano quelli della grande Mina, poi di Celentano e Battisti (finchè è stato con Mogol). Grande attenzione avevo per la musica classica; non mi importava l’autore, ma a me piaceva ascoltare violini e pianoforti, proprio col ritmo di questa musica che hai presentato ora, ma non con la tromba, che io associavo a Nini Rosso nel “Silenzio” (per dire di che ritmo sto parlando). Per gli stranieri, per me il massimo erano i Procol Harum sia per “A whiter shade of pale” che per “Fortuna” che oltre di essere bellissime come musica e strumenti, erano anche adatte per “sentire”…
Vorrei ricordarti che sto aspettando quel video di Madonna dove lei è in auto con una anziana signora… Non sperare che me lo scordi!
Ti saluto. Antonio.