Mi è capitato parlare con un compagno di Napoli, che sapeva tutto di “Quaderni socialisti”. In particolar modo seguiva questa strana storia del rock che invento ogni sera per augurare la buona notte ai miei compagni virtuali. Sapere che dietro il vituale c’è il reale è fonte di gratificazione e stimolo per andare avanti. Certo il web sembra a volte come un diario dove uno scrive cose che nessuno leggerà. Poi ti accorgi che non è vero e qualcuno non solo legge, ma apprezza, condivide, critica, ti rimprovera se per errore o negligenza non hai messo la fonte. Questa consapevolezza ti da forza e la voglia di resistere perchè a furia di scrivere qualcosa resterà.
Questa sera vi do la buonanotte con Van Morrison che a soli 25 anni pubblicò Moondance. Un album raffinato “sofisticato” Van Morrison si traserisce a Woodstock dove lavora la Band. E’ Morrison stesso che sottolinea il legame con The Band, quando dopo averla sentita alla radio afferma “è arrivata la musica improvvisamente in una botta sola, senza interruzioni.” Van Morrison da una personale versione del rhythm and blues,una versione calda, jazzata controllata,sofisticata. Incredibilmente matura per un ragazzo di venticinque anni.
L’album raggiunge la 29^ posizione della classifica curata da Billboard. Lo stile di questo album è in netto contrasto con quello di Astral Weeks: se questo era un album intriso di tristezza e tenerezza, Moondance è invece ottimistico ed allegro. La title track, sebbene mai pubblicata negli Stati Uniti come singolo, diviene un grande successo radiofonico. Anche Into the mystic(molto evocativa) e Caravan divengono molto popolari nel corso degli anni.
Il lato A di Moondance è stato considerato dalla critica (sul finire degli anni ’70) come la migliore sequenza di canzoni della musica rock.