Ciao Beniamino, ci mancherai.
ciao casa mia, mi manchi tu e la tua padrona e anche Morgan.
Ciao Nichi Vendola.
Ciao Fausto Corace. Che è successo? Un sussulto di dignità?
Ciao ’68. Che anni belli. I migliori!
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Ciao Beniamino, ci mancherai.
ciao casa mia, mi manchi tu e la tua padrona e anche Morgan.
Ciao Nichi Vendola.
Ciao Fausto Corace. Che è successo? Un sussulto di dignità?
Ciao ’68. Che anni belli. I migliori!
Se c’è una certezza che ci porteremo anche nel 2010, questa è che l’attenzione al cibo biologico non scenderà. Anzi, sono sempre di più i consumatori che scelgono cibi di qualità, acquistano frutta e verdura dai contadini, comprano “organico” per rispettare l’ambiente e spendono in prodotti di bellezza naturale. Se, però, in fatto di alimenti basta recarsi dal contadino o al farmer market, trovare il “tutto bio” in un solo punto vendita (dal cibo alla bellezza, dunque) resta abbastanza difficile. Ecco, perchè l’idea che vi propongo oggi credo possa essere interessante. All’estero già sono diffusi i “whole foods markets”, ovvero dei supermercati del benessere a tutto tondo. In questi punti vendita tutto è naturale e non c’è reparto che sfugga alla regola, dal cibo, alla panetteria, fino agli scaffali che espongono creme e prodotti per la casa. Insomma, un vero e proprio punto di riferimento per coloro che hanno fatto del vivere secondo natura uno stile di vita.
La catena più importante del settore è la www.wholefoodsmarket.com che ha già moltissime sedi in America ed in Inghilterra. I reparti sono molti: dal vino ai prodotti per il corpo, fino ai formaggi ed ai fiori. Nel sito è possibile vedere anche i produttori locali che riforniscono i vari punti vendita. Basta cliccare su Locally Grown. L’idea vi tenta? Non è detto che dobbiate iniziare con un vero e proprio supermarket. Anche un negozio più piccolo dedicato al biologico ma ben assortito può essere un punto di partenza. Per quanto riguarda alcuni aspetti legati alla burocrazia e alla certificazione del biologico, vi consiglio di leggere con attenzione questa pagina. Chi, invece, volesse affiliarsi ad una catena già consolidata, può cliccare su www.ecor.it.
Temo l’invasione.
La fine della civiltà che mi è stata tramandata, a causa della lenta crescita di questa orda che si espande in tutto il territorio.
Di giorno in giorno, si fanno più arroganti, non si vogliono integrare perché odiano la nostra cultura, disprezzano i nostri simboli nazionali, la nostra Costituzione. Fanno strani riti, a cui partecipatano uomi e donne che urlano. incitati da oratori che predicano lo scontro di civiltà.
Noi all’inizio li abbiamo accolti con disponibilità, ma loro ci hanno sempre ripagato con disprezzo e chiusura.
Dobbiamo fermare l’invasione dei Leghisti.Fuori la Lega dall’Italia.Leghisti tornate a casa vostra.
Giorno dopo giorno – il tam tam corre sui network e sul web – aumentano i dubbi sull’attentato del secolo.
I cerotti del piccolo premier appaiono applicati in zone in cui le foto non mostravano alcuna ferita, mentre ci si chiede come mai non sia uscito sangue da un naso fratturato … forse un miracolo alla madonna-che-piange-sangue ? Da LUI ci sarebbe da aspettarsi di tutto !!!
Ingredienti per quattro persone:
250 g di riso lungo integrale; 450 g di baccalà già ammollato;
150 g piselli;
6 carciofi;
5 cucchiai di olio di oliva extravergine;
1 bustina di zafferano;
1 litro e mezzo di brodo vegetale;
q.b. sale marino integrale.
Preparazione:
Scaldare una griglia, oliare il baccalà e farlo rosolare da entrambe le parti. Eliminare la pelle, spinarlo e tagliarlo a pezzetti. Mondare i carciofi e tagliarli a spicchi.
Sciogliere lo zafferano in una quantità di acqua pari al volume del riso, unire i carciofi, un pizzico di sale e far cuocere in pentola a pressione per 25 minuti. Unire il baccalà, il brodo vegetale e salare. Fare cuocere 15 minuti, poi unire il riso e continuate la cottura altri 5 minuti. Lessare a parte i piselli e unirli a fine cottura.
Il giorno della Befana la nave giapponese Shonan Maru 2 ha speronato il trimarano ultraveloce della società americana Sea Shepherd Ady Gil che voleva contrastare la caccia alle balene. Con l’incidente di ieri la guerra per le balene ha raggiunto un livello di violenza senza precedenti, e il governo di Canberra è ora sotto pressione da parte degli ambientalisti, che chiedono che una nave-pattuglia australiana sia inviata per controllare gli scontri tra baleniere giapponesi e le imbarcazioni della Sea Shepherd. Gli scontri avvengono in acque australiane.
Paul Watson, fondatore di Sea Shepherd e capitano di una delle sue navi, ha dichiarato che continuerà il monitoraggio.
I giapponesi uccidono circa 1.200 balene l’anno, nella stagione estiva, tra dicembre e febbraio, per scopi scientifici. Varie società per la difesa degli animali hanno tentato di fermare la caccia. Paul Watson con la sua Sea Shepherd ingaggia dal 2007 una battaglia particolarmente serrata contro le baleniere. Nel 2008 Greenpeace decise che non avrebbe più cercato di fermare le baleniere giapponesi in mare, concentrando piuttosto i propri sforzi per cambiare l’opinione dei giapponesi sulla necessità di una simile caccia.
Lo scontro, avvenuto nell’oceano Antartico, al largo della Commonwealth Bay, ha danneggiato gravemente l’Ady Gil, ferendo in modo lieve uno degli eco-attivisti. “Il Giappone chiede che non si metta a rischio la vita dei nostri uomini. Si è trattato di un atto di sabotaggio: questa volta è andata bene, ma il bilancio poteva essere pesante” ha osservato un funzionario del ministero degli Esteri, aggiungendo che “il piano programmato sulle ricerche a scopo scientifico” (questa la motivazione ufficiale di Tokyo per la giustificare la caccia ai cetacei) andranno avanti anche di fronte all’ondata di disappunto levatasi ormai a livello internazionale.
Akira Gunji, viceministro dell’Agricoltura e della Pesca, ha anticipato che il Giappone sta valutando l’adozione di ulteriori misure per la sicurezza della flotta di baleniere e degli uomini d’equipaggio.
Al danno la beffa.
Beniamino Placido era un giornalista. Un critico letterario. Un critico televisivo. Era curioso, di uomini e di cose. Guardava al prossimo, e alle trasmissioni di cui scrisse per otto anni su Repubblica, con simpatia e indulgenza. Era un critico, ma non un censore; un osservatore ironico dei costumi, ma non un moralista. E adesso Beniamino Placido non c’è più. Nato a Rionero in Vulture, provincia di Potenza, nel maggio del ‘29, portava nel cuore un profondo orgoglio lucano. Se n’è andato a 80 anni, a Cambridge, dove si era trasferito per stare vicino alla figlia Barbara ed essere meglio accudito, poiché da tempo malato. Faticava a parlare: e conversare con lui, così brillante, arguto, puntuto e affettuoso, era diventato un momento di pudico dolore.
Buonanotte a tutti quelli che si pongono ancora domande.
Buonanotte a Casini che nel Lazio appoggia Polverini e in Puglia Boccia…democristiano fino all’osso.
Buonanotte compagni.