È probabile che si dica che la Svizzera è un caso speciale senza molta attinenza al resto dell’Europa. Anche se è vero che il paese ha una forma particolare di democrazia popolare – e che vi sono soltanto 320,000 musulmani, tra 4% e 5% della popolazione, è pur vero che non è solo in Svizzera che la presenza delle comunità musulmane crea crescenti attenzioni da parte dell’opinione pubblica.
Una serie di controversie a partire dall’affare Rushdie che risale a venti anni fa, fino alla più recente polemica sulle vignette danesi su Maometto hanno determinato un crescente disagio che molti europei sentono nei confronti della presenza musulmana in Europa. Questo disagio non è limitato ad alcuni giornali o alcune manifastazioni di destra e xenofobe o alle esternazioni della lega in Italia. È un’ Islamophobia determinata da una serie di fattori.
Fin dagli attacchi di 9/11 negli Stati Uniti, ed agli attentati a Madrid e Londra, i musulmani sono stati spesso considerati una minaccia alla sicurezza. Loro non sono visti solo come gente che resiste all’integrazione, ma che hanno deciso di imporre i loro valori sulla società Europea cristiana o post-Cristiana.
Per governi ansiosi di mantenere l’armonia sociale in patria e le buone relazioni con i governi musulmani, questa situazione pone un serie di dilemmi difficilmente risolvibili. E per molti dei governi Europa Occidentale, che hanno un problema di 15 milioni di islamici in casa loro, il voto svizzero sarà considerato come un segnale positivo perché ognuno, indipendentemente dal colore politico, potrà dire semplicemente che loro (i mussulmani) non sono benvenuti.
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