Buona notte compagni!
C’è bisogno di socialismo
La seconda repubblica ha perseguito abilmente e strategicamente l’obiettivo di demolire un sistema politico consolidato, fatto di partiti, e di un sistema elettorale che garantiva la massima rappresentatività che è quello proporzionale, che aveva garantito la democrazia nel nostro paese. Un manipolo di politicanti, che aveva una parte della magistratura come braccio armato, rifugiandosi dietro l’alibi che il sistema era sbagliato ha trasferito su questo la responsabilità e gli errori di una classe politica. Oggi ci ritroviamo con una legge elettorale che è una forma contratta di democrazia ed un sistema politico costretto ad inseguirla puntando a volte su improbabili alleanze. In questo scenario in cui prevalgono i personalismi sulle idee si sente sempre più il bisogno di un riferimento social-democratico forte che si occupi dei problemi della gente, soprattutto di garantire quei servizi essenziali che affranchino tutta quella parte della popolazione che oggi non ce la fa, dal bisogno. Oggi si sente il bisogno di una politica che sappia garantire una sanità efficiente che non obblighi i pazienti a rivolgersi alle cure costose di privati, una scuola che si occupi di quella pubblica, che costi meno, e non obblighi i giovani a rivolgersi sempre più alle scuole private per avere una istruzione adeguata al nostro tempo, trasporti efficienti che non trasformino le carrozze destinate ai nostri pendolari in carri merci, una previdenza che garantisca una vecchiaia sicura per tutti, che le comunicazioni siano a costi accessibili e disponibili per tutti, mutui per la casa che siano a tassi reali e non da usurai,che le banche sappiano essere da volano per la economia soprattutto per il sud e che non si preoccupino solo di prestare i soldi a che già li ha, la sicurezza della vita quotidiana e del posto di lavoro, i diritti civili, il testamento biologico, che i fitti delle case siano sostenibili, soprattutto per i nuovi nuclei familiari, e potremmo continuare ancora. C’è bisogno oggi di chi si preoccupi di tutto questo con lo spirito laico ed indipendente che ha sempre contraddistinto noi socialisti. Oggi c’è bisogno come non mai di socialismo
Salvatore Cianciulli.
Nessuna solidarietà nei confronti dei mascalzoni!
Non sono un moralista e non mi sento di dare giudizi su nessuno. Quando cominciò la discesa di Bettino Craxi e dopo il lancio delle monetine all’hotel Rafhael, come socialista non potei che indignarmi, ma con tutta onestà riconobbi che un periodo nero della nostra vita politica era finito e che le nostre responsabilità erano grandi. All’epoca, peraltro ero stato espulso dal partito, per non essermi allineato al Craxismo imperante.
Come non sono stato fra i suoi mentori ad ogni costo, non mi sono sentito all’epoca e non mi sento oggi di essere solidale né con Craxi né con in suoi eredi, perché non si possono negare in gravi errori commessi da Craxi soprattutto nei confronti di noi socialisti.
Certo Craxi portò il PSI al governo, ma il prezzo pagato fu altissimo. Il PSI divenne un comitato di affari, la corruzione divenne la regola costante dell’azione politica, non si preoccupò di riformare le strutture del Partito, lasciandone la gestione ai soliti gerarchi di sempre.
Fu Craxi il protagonista di una lunga serie di scandali che coinvolsero il PSI, e lo affiancarono alla Democrazia cristiana nella pratica quotidiana della tangente e dei rapporti con la criminalità organizzata; fu Craxi ad iniziare una campagna, purtroppo mai sopita, contro i magistrati colpevoli di fare il loro dovere e di non chiudere gli occhi davanti alle ruberie dei politici; una campagna che sfocerà nel referendum sulla responsabilità dei giudici e nella istituzione delle Superprocure e che aveva come suo obiettivo finale, guarda caso, proprio la sottomissione del pubblico ministero al controllo dell’esecutivo, la stessa idea tante volte espressa da Cossiga, e ancora oggi da Berlusconi e dai suoi sodali.
Fu Craxi a creare un vero e proprio “braccio finanziario” del PSI, gestito in una prima fase dagli stessi politici e, successivamente, da uomini di fiducia. Infine Fu Craxi ad aiutare in tutti i modi Berlusconi nella sua ascesa a magnate edilizio, e più tardi dei media, consapevole che chi possiede i mezzi di informazione, e soprattutto la televisione, costruisce il proprio consenso, influenzando l’opinione pubblica e creando un “senso comune” favorevole alla propria ideologia e ai propri interessi. Alla fine di questo percorso Berlusconi fu omaggiato da Craxi con la famigerata legge “Mammi’”
Così come non sono mai stato solidale con Craxi non riesco ad essere solidale con l’ex Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo.
Quello che mi viene da dire in questo momento è nessuna solidarietà. Non è accettabile che un vertice istituzionale sia così leggero da trascorrere molte delle sue serate andando a prostitute. Non c’è alcuna libertà privata, quando si è investiti da un incarico democratico.Non esiste vita pubblica e privata esiste la vita di un uomo. Marrazzo è stato indegno. Ha tradito se stesso, la famiglia, il suo partito, gli elettori, ha tradito la sinistra. Non è tollerabile lo schema dei vizi privati coperti dalle pubbliche virtù. Il problema è che se Marrazzo si è comportato così e perché è così. Cioè Marrazzo è un traditore, un opportunista e perché no? un vizioso che usa gli esseri umani per il proprio tornaconto o per alimentare i propri vizi.
Non bisogna accettare alcuna forma di relativismo etico da questo punto di vista. Solo gli irreprensibili possono rappresentare un popolo. L’idea di una classe dirigente composta da miserabili di destra e di sinistra, così che la miseria sia annullabile in un unico calderone e ognuno esca ripulito da una chiamata di correità, è inaccettabile.
Meritiamo di più. La sinistra merita di più. Senza dimenticare la impareggiabile lezione del grande Enrico Berlinguer.
ACQUA: NO ALLA PRIVATIZZAZIONE
Sinistra è libertà in una conferenza stampa indetta per quetsa mattina illustrerà la propria posizione sul delicato tema: “Acqua NO alla privatizzazione”. La deputazione Irpina e i consiglieri regionali, si stanno limitando a recepire le preoccupazioni dei lavoratori, a lamentare lo “scippo” delle acque e qualche esponete del PdL è giunto a rivendicare come un successo l’aumento di qualche litro d’acqua in più in cambio della “Pavoncelli bis”. Mentre al solito da noi si solidarizza e si organizzano tavoli (provincia molto conviviale la nostra) la regione Puglia, con una recente delibera ha deciso di impugnare: “dinanzi alla Corte Costituzionale l’art.15 del decreto legge 139 del 25 settembre 2009 (“Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi locali di rilevanza economica”), in riferimento alla competenza sulla gestione delle risorse idriche. L’Avvocatura regionale, alla quale è stato affidato l’incarico, ha tempo per l’impugnazione sino al 24 novembre, data entro la quale il decreto dovrà essere convertito in legge.” La Puglia del governatore Vendola ha deciso di voltare pagina: “sul tema dell’acqua bene pubblico, impegnando la giunta regionale a promulgare entro dicembre un disegno di legge ad hoc e affidando all’avvocatura l’impugnazione dinanzi alla Corte Costituzionale del decreto legge 135 del 2009 con cui il governo ha legiferato sui servizi pubblici locali, accusandolo di conflitto d’attribuzione su una materia – quella del servizio idrico integrato – di esclusiva competenza delle Regioni: Tariffe non più basate sui consumi, ma sui redditi dei consumatori. E poi, addio alla società per azioni Acquedotto Pugliese, che deve invece diventare soggetto giuridico di diritto pubblico ben prima della fatidica data (2018) entro la quale si concluderà per legge la concessione della gestione del servizio idrico, aprendo di fatto ai privati il settore”. In pratica, il governo guidato da Vendola si appresta a licenziare un disegno di legge che punta a tramutare l’Acquedotto Pugliese da società per azioni (attuale configurazione, con capitale in mano alla Regione) in “soggetto giuridico di diritto pubblico”. Il contenuto in una delibera di indirizzo, in cui si sancisce il principio che l’acqua è “un bene comune dell’umanità”.La Regione Puglia contesta, la scelta nazionale di privatizzare l’acqua cosa fa la Regione Campania? Qual è la posizione della Provincia di Avellino? La deputazione Irpina è pronta a difendere l’acqua e i lavoratori del settore?Vorremmo risposte sancite in deliberati ufficiali, evitando convegni e tavoli ai quali l’unica acqua che interessa è quella contenuta nelle bottiglie per dissetare i convegnisti.
sinistra e libertà, Vito Nicola Cicchetti