Le nostre piazze vengono sempre più presidiate da gruppi giovanili alla ricerca del sensazionale che spesse volte si riduce nel visto e rivisto. I luoghi dello sport e del divertimento serale – notturno, nella stagione estiva, sono invasi da masse giovanili, segnati dai loro ritmi farneticanti, alla ricerca delle forti emozioni, distinti dal comune disordine.
Il nostro tempo, per i giovani, è come se avesse perso l’intimità, la riservatezza, il silenzio.
Si entra nella scuola e pure lì si è colpiti da un fastidioso sciame di suoni indefiniti, innaturale sottofondo di un ambiente custodito e curato, contrappunto di un momento di attenzione, di analisi e riflessioni.
Anche la Chiesa con la sua liturgia sembra privilegiare il moderno sentire: applausi, motivi canori rincorsi per riempire momenti altrimenti privi della regolare mistica religiosità.
Eppure i giovani sono capaci di grandi slanci emotivi, di profonde prove di attenzione, di analoghe capacità di studio e riflessioni, di difendere i deboli, di partecipare ad opere di ricostruzione, di immolare la propria vita per seguire un sogno, una emozione, un amore.
Non possiamo semplicisticamente pensare di attribuire il tutto alla età, ed accettare fatalisticamente la condizione giovanile e assumere passivamente le inevitabili conclusioni del lasciar fare.
L’ambiente, il luogo dove il giovane vive e si sviluppa risulta determinante. In esso vige l’assenza della regola, della legge con le sue sanzioni, fatale combinazione determinativa della zona franca, ove il confine e quindi il limite oltre il quale non si deve andare è del tutto sconosciuto.
Obnubilato il giovane non riconosce più quel limite. In tale cornice il giovane, moderno e infelice, disincantato e avvezzo ad ottenere tutto e subito, rincorre il momento, la condizione, la circostanza. Quanto più semplice questi obiettivi appaiono tanto più li rincorre fino a cercarne altri nel mondo artificiale delle dipendenze, innescando assurdi masochismi deleteri per se e per gli altri.
Che fare ? La politica non può più rinviare sine die un’assunzione di responsabilità, questa con i suoi meccanismi, con le regole e i poteri che le appartengono deve intervenire “ nell’ambiente “, sulle “ leggi “ ed imbrigliare il possibile, cercando essa stessa di interpretare i cambiamenti che attraversano la società.
In tal ambito va rivisto il rapporto con la cultura, le religioni, le etnie che fanno dell’ Italia il vero mare nostrum ove popoli, costumi, lingue intersecano i propri destini per affrontare le sfide del secolo.
I giovani, sentinelle di queste sfide, costituiscono le naturali avanguardie del moto futuro. Essi interpretano il tempo presente in assenza di una riflessione del passato e del suo periodare, affidati al massiccio incalzare del profitto che, della pubblicità, della moda, del divertimento, ne costituisce il vero motore.
Ecco allora la necessità di aprire le “chiese“ alla gioventù ed approdare ad una vera contaminazione evangelico-sociale-politica, palingenetica nelle forme e nella sostanza, capace di coniugare con la stessa forza ed equilibrio Dio e Stato, rispettare il tempo dello spirito e difendere quello temporale.
I giovani devono convincersi della necessaria tolleranza verso l’altro, il diverso, il possibile, devono essere custodi delle “differenze“ senza le quali né le religioni né gli stati esisterebbero, devono proiettarsi nel divenire per il superamento delle stesse, pur tuttavia, restare uniti tutti e proseguire il tortuoso cammino.
Si diano più spazi ai giovani nelle scuole, nel mondo del lavoro, e del sociale. Si pretendano comportamenti conseguenti alle regole del vivere civile. Si abbandoni nei loro confronti il falso buonismo ricco di facciata e di ipocrisie. Si chieda loro di partecipare, a pieno titolo, alla gara per la vita.
La politica con intelligenza non perda l’occasione per veicolare le loro legittime istanze e consenta, in tal modo, l’utile, necessario ricambio delle donne, degli uomini, delle loro idee, dei comportamenti e delle finalità proprie delle nuove generazioni; dalle stanze del potere, del governo in ogni ambito nel quale urge aria nuova si dia cittadinanza al cambiamento.
Antonio Tulino